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Vera pelle e materiali alternativi

La pelle è forse il più antico esempio di economia circolare della storia umana. È un materiale rinnovabile, di origine naturale, utilizzato da migliaia di anni per le sue caratteristiche di resistenza e durevolezza. La pelle grezza è uno scarto dell’industria alimentare, che viene recuperato e trasformato in un materiale di altissimo pregio grazie a un processo che negli anni è diventato sempre più green grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo.

Tuttavia, si trovano in commercio materiali surrogati, presentati come “alternativi” ed “ecologici”, realizzati allo scopo di imitare la vera pelle nell’aspetto e nel tatto, che a volte vengono ingannevolmente definiti “pelle” nonostante questo termine in Italia sia protetto dal Decreto Legislativo n.68/2020, “Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini «cuoio», «pelle» e «pelliccia» e di quelli da essi derivati o loro sinonimi…”.

Ma possono davvero questi materiali rappresentare un’alternativa alla vera pelle?

Per rispondere a questa domanda, l’istituto di ricerca tedesco FILK ha analizzato 9 dei materiali più spesso pubblicizzati come alternativi alla pelle, mettendoli a confronto sia con un materiale di origine completamente sintetica (PUR) sia con un campione di pelle vera e propria. A questo scopo il FILK ha condotto una serie di test chimico-fisici comparativi i cui risultati sono stati raccolti in un articolo di recente pubblicazione da cui risulta che nessuno dei materiali testati mostra complessivamente prestazioni paragonabili a quelle della vera pelle. Inoltre, è emerso che, contrariamente a quanto pubblicizzato, alcuni di questi materiali surrogati contengono in prevalenza componenti sintetici, sollevando dubbi sul loro reale impatto ecologico e ambientale.

Secondo lo studio, questi nuovi materiali possono essere divisi in tre macro-gruppi:

  1. Materiali fibrosi naturali (per esempio, “Muskin®”, un materiale derivato da funghi subtropicali)
  2. Materiali misti sintetici/vegetali
  3. Fibre naturali rivestite di polimeri ottenuti da biomassa

Le prove di resistenza alla trazione, alla flessione, allo strappo, di permeabilità e assorbimento del vapore acqueo hanno dimostrato che nessuna delle alternative testate può realmente sostituire la pelle vera. Infatti, in nessuno di questi materiali si trovano contemporaneamente alte caratteristiche di resistenza meccanica e alla flessione con alta permeabilità al vapore come nella pelle.

Le performance della pelle nei risultati della ricerca di FILK

I risultati dello studio sono chiari: ad oggi, le performance della pelle vera sono di gran lunga superiori. Non c’è alternativa che possa competere, e nessuno dei materiali testati può essere davvero “alternativo” alla pelle. Inoltre, alcuni di questi materiali, che tanto fanno leva sul marketing green, non sono affatto così ecologici come dicono di essere, essendo per la maggior parte composti di materiale plastico.

La pelle un materiale di scarto dell’industria dell’allevamento di cui si butta via pochissimo (la filiera della concia include anche aziende che trattano le componenti che vengono eliminate nelle diverse fasi di lavorazione, per ottenerne materie prime preziose per altre industrie), le diverse sensibilità emerse attorno a questo materiale dalla storia millenaria hanno fatto nascere nuovi modi per interpretarlo o lavorarlo e per questo noi proponiamo una pelle definendola sostenibile.

la pelle è un materiale estremamente resistente e presenta caratteristiche igieniche molto elevate. In primis, favorisce la traspirazione, scongiurando lo sviluppo di funghi, muffe e di tutti quei microrganismi che proliferano negli ambienti umidi. In più, grazie alla sua struttura, vanta proprietà termoisolanti ed è anche un buon conduttore elettrico. A queste proprietà si aggiungono, poi, fattori più “frivoli”, ma non per questo meno importanti: il cuoio, infatti, è bello a vedersi e piacevole da toccare.

Essendo un materiale pregiato, ovviamente, ha un costo piuttosto elevato. Per questo motivo, si è cercato, e si sta tuttora cercando, di sintetizzare un materiale alternativo che possieda le stesse caratteristiche della “vera pelle”. Finora, i risultati non sono stati soddisfacenti, quantomeno in relazione alle caratteristiche funzionali; a livello di mera imitazione estetica, invece, i materiali sintetizzati sono così convincenti da aver richiesto una normativa specifica a difesa del consumatore, che definisce quali materiali possono essere definiti “cuoio” e quali no.

A questo punto, si potrebbe pensare che i materiali sintetici di cui sopra siano l’ecopelle e la similpelle di cui parlavamo prima. Sbagliato! O meglio, giusto a metà.

L’ecopelle

L’ecopelle è spesso intesa come pelle ecofriendly di origine industriale e il suo nome è usato come sinonimo di similpelle. Chi ha preferito questo materiale per tutelare gli animali non sarà felice di sapere che l’ecopelle, in realtà, è pelle di origine animale conciata con metodi a basso impatto ambientale secondo la norma UNI 11427:2011.

In buona sostanza, l’ecologicità del prodotto riguarda gli agenti utilizzati durante il prodotto conciario e di smaltimento, rigorosamente a basso impatto ambientale. La pelle animale trattata in questo modo risulta ancora più pregiata e, per questo, più costosa.

L’ecopelle si caratterizza per il colore non uniforme, per le imperfezioni e i segni naturali, per la sua estrema morbidezza e per la sua lunga durata. La pelle ecologica presenta, ovviamente, anche dei lati negativi: il primo è il costo più elevato rispetto alla normale “vera pelle”; il secondo, corollario del primo, è la sua scarsa reperibilità, dato che non tutte le concerie la producono e non tutti i rivenditori “possono permettersela”; il terzo è che richiede una manutenzione costante affinché il suo aspetto rimanga inalterato nel tempo; l’ultimo è che, se esposta alla luce del sole, tende a modificare il suo colore.

La similpelle

La similpelle, o finta pelle, è l’unico prodotto che non ha nulla di origine animale.  Si tratta di un prodotto industriale composto da una tela di cotone o di fibra sintetica sulla quale viene “spalmato” un film di materiale plastico (generalmente, il poliuretano, indicato sulle etichette come PU); sul film vengono poi impresse – tramite un’apposita pressa – le rugosità tipiche delle diverse pelli, in modo da imitare alla perfezione le caratteristiche della pelle vera.

Tra i vantaggi della similpelle vanno citati l’enorme convenienza del prezzo rispetto alla vera pelle e all’ecopelle, la facilità di pulizia e manutenzione, l’idrorepellenza e la resistenza a luce e calore. La finta pelle presenta, tuttavia, anche degli svantaggi: in primo luogo, è un tessuto non traspirante, in quanto uno degli strati – quello superiore – è, di fatto, una resina plastica; in secondo luogo, manca di morbidezza al tatto; terzo, ma non per importanza, è il fatto che con l’usura il film di rivestimento tende a sfaldarsi e a lasciare intravedere il tessuto sottostante.

Quest’ultimo aspetto potrebbe essere meno determinante nel caso di pelle per capi d’abbigliamento, che siamo soliti variare quotidianamente e sostituire in base alle mode; nel caso degli elementi di arredo, che, solitamente, ci aspettiamo di cambiare dopo diversi anni di utilizzo, va, invece, tenuto in considerazione. Al momento di acquistare un divano, una poltrona o delle sedute in similpelle, è giusto farlo con la consapevolezza che, a fronte del risparmio immediato, dovremo poi sostenere una spesa per sostituire il rivestimento o direttamente comprare un nuovo prodotto.

Pelle vegana

Per definire una pelle “vegan”, non è sufficiente che essa non sia di origine bovina ma deve certificare la totale assenza di qualsiasi componente, in tutte le fasi di produzione, derivante da animali. Nel contempo, non è detto che una pelle “vegan” sia naturale: una pelle al 100% di origine petrolchimica è facilmente certificabile come pelle vegana.

Pelle vegetale

La pelle vegetale è interamente ricavata da superfici “altre”, come ad esempio piallacci sottilissimi di diversi legni, fogli di sughero, o il rivestimento superiore della cappella dei funghi. Per ottenere la pelle vegetale, ciascuno di questi materiali viene lavorato tramite processi specifici e particolari, spesso di elevata complessità tecnologica.

Pelle coltivata

Si tratta di una famiglia di materiali molto ampia che comprende una serie di prodotti, molti dei quali ancora sperimentali, ottenuti attraverso processi biotecnologici di trasformazione della materia che fanno uso di batteri, enzimi o altri microorganismi. A questo gruppo appartengono le pelli derivate dal micelio, da tè fermentato, dallo sviluppo di proteine artificiali; rappresentano l’avanguardia della ricerca verso una tipologia di materiali completamente nuovi.

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